La costellazione di Andromeda è visibile in tarda estate e autunno per gli abitanti dell’emisfero boreale.

Antica Babilonia: nell’antica Mesopotamia le stelle della costellazione in seguito nota come Andromeda appartenevano a tre diversi asterismi:

  • Mulapin “L’Aratro” era formato da γ Andromedae e dalle stelle del Triangolo. Mulapin fu la prima costellazione nei cataloghi stellari babilonesi, dando il nome MUL.APIN a queste prime tavole.
  • I-Iku “Il Campo” era visto come il campo lavorato dall’Aratro. È un asterismo ora noto come il Grande Quadrato di Pegaso, formato da α, β e γ Pegasi insieme ad α Andromedae.
  • Anunitum era costituito dalle stelle del pesce settentrionale dei Pesci, insieme a β e δ Andromedae e alcune delle stelle vicine. Danielle Adams fa risalire l’origine del Grande Pesce del Deserto Arabico all’antica Babilonia, ma sottolinea che non si sa quando questa costellazione fu riconosciuta per la prima volta. Anunitum, la dea patrona della città sumera di Akkad, era strettamente affiliata a Inanna-Ishtar, la dea mesopotamica dell’amore, della bellezza, del sesso, della guerra, della giustizia e del potere politico. Inanna-Ishtar veniva talvolta raffigurata mentre teneva in mano un pesce sacro e una colomba. Come simbolo stagionale, il pesce di Anunitum rappresentava le carpe di fiume che risalivano la corrente durante le piene primaverili del fiume Tigri. Chiamata anche “Signora dei Cieli”, Anunitum era una guida spirituale. Come le carpe in cammino verso le loro zone di riproduzione, guidava il Sole nel suo percorso ascendente dall’oscurità dell’inverno verso la primavera.

Il nome KA.MUSH.I.KU.E (L’Annullatore) nelle Tavole MUL.APIN è interpretato come il nome di β Andromedae o α Cassiopeiae. Un certo numero di stelle di Andromeda, insieme a Cassiopea, facevano anche parte della costellazione babilonese chiamata LU-LIM, il Cervo o il Messaggero delle Stelle. Secondo Gavin White, il cervo “… è spesso associato al Sole e al riaccendersi del fuoco, a volte è persino raffigurato mentre tira il carro del Sole invece del più familiare cavallo. La costellazione del Cervo sorge subito dopo la metà dell’inverno e senza dubbio è posizionata in questa regione del cielo per simboleggiare la rinascita del Sole dopo la sua morte invernale”. Un oggetto non identificato nelle Tavole MUL.APIN è chiamato Dharriru, l’Arcobaleno: J.H. Rogers vede la possibilità che questa possa essere la Galassia di Andromeda.

Antica Grecia: il mito greco di Perseo e Andromeda ha ispirato centinaia di opere teatrali, poesie, romanzi, opere, canzoni e dipinti. Si ritiene che sia all’origine della leggenda di San Giorgio e il drago e unisce non meno di sette costellazioni greche classiche: Andromeda, Perseo, Cassiopea, Cefeo, Pesci, Cetus e Pegaso (otto se si considera anche l’ormai obsoleta costellazione di Caput Medusae). Andromeda era la principessa etiope figlia del re Cefeo e della regina Cassiopea. Un giorno, la vanitosa Cassiopea si vantò che sua figlia era più bella delle Nereidi (in un’altra versione del mito invece fu la stessa Cassiopea a vantarsi). Le Nereidi, le divinità del Mar Egeo, si offesero per l’affermazione di Cassiopea e chiesero a Poseidone di punirla per la sua arroganza. La risposta di Poseidone fu rapida. Per prima cosa, allagò la costa etiope (l’antica Etiopia non deve essere confusa con l’odierna Etiopia senza sbocco sul mare). Quindi, inviò il mostro marino Cetus per tormentare ulteriormente gli Etiopi. Disperato, re Cefeo interrogò l’Oracolo di Ammone, che gli disse che l’unico modo per placare il mostro era sacrificare sua figlia. Quindi Andromeda, che non aveva voce in capitolo in tutto questo, venne presa e incatenata a una roccia in riva al mare vicino a Giaffa, l’antico porto di quella che oggi è Tel Aviv; Cassiopea potè solo guardare impotente la scena che si svolse come risultato della sua vanità: il mostro marino si stava ormai avvicinando per divorare la povera Andromeda. Ma fortunatamente per lei, le cose andarono diversamente: all’ultimo momento, arrivò il suo salvatore: l’eroe Perseo, che inizialmente scambiò Andromeda per una statua di marmo, ma poi notò le sue lacrime e decise di salvarla, chiedendone in seguito ai genitori di lei il permesso di sposarla. Perseo era appena tornato dalla sua battaglia con Medusa, la malvagia Gorgone il cui sguardo poteva trasformare le persone in pietra. Perseo teneva ancora la testa mozzata di Medusa in mano. Nella versione originale del mito, Perseo combattè Cetus usando la spada magica Harpe, la stessa che usò per uccidere Medusa. Nelle versioni successive (risalenti al II secolo d.C.), Perseo pietrifica Cetus, usando la testa di Medusa. La testa di Medusa si rivelò utile ancora una volta. Dopo la sconfitta del mostro marino, la giovane coppia dovette superare un ulteriore ostacolo: Andromeda era stata precedentemente promessa in sposa a suo zio Fineo. Quando Fineo si presentò alle nozze di Andromeda e Perseo, rivendicando i suoi precedenti diritti, Perseo gli mostrò la testa di Medusa, il cui sguardo trasformò istantaneamente Fineo in pietra. Alla fine Andromeda e Perseo si stabilirono a Tirinto, dove crebbero sette figli maschi e due femmine. Dopo la sua morte, la dea Atena collocò Andromeda in cielo, insieme a Perseo (che tiene la testa di Medusa), Cassiopea, Cefeo e Cetus.

Altre due costellazioni sono collegate alla storia di Andromeda e Perseo:

  • I Pesci sono talvolta interpretati come simbolo di Ditti, il coraggioso e umile pescatore che salvò la principessa Danae e suo figlio Perseo dopo che il padre di Danae, re Acrisio di Argo, li abbandonò in mare in una cassa di legno.
  • Pegaso, il cavallo alato, nacque dal moncone del collo di Medusa dopo che Perseo l’aveva decapitata.

Insieme, queste costellazioni formano l’illustrazione celeste più complessa di qualsiasi mito greco.

Nella mitologia greca, le Nereidi erano spiriti femminili delle acque marine, chiamate Ninfe; erano 50 sorelle figlie del dio del mare Nereo e della dea del mare Doris. A differenza di altre sorelle celesti famose come le Pleiadi o le Iadi, le Nereidi non sono associate ad alcun oggetto visibile a occhio nudo. Ma molte delle sorelle possono essere viste attraverso i telescopi, trattandosi dei nomi dati ad alcuni corpi minori del Sistema Solare nella fascia degli asteroidi, nell’orbita di Nettuno e, più di recente, nella fascia di Kuiper. Data la loro stretta relazione con Poseidone (che nella mitologia romana divenne Nettuno), è appropriato che una delle lune più grandi di Nettuno (scoperta nel 1949 da Gerard Kuiper) si chiamasse Nereide. Sei delle altre lune di Nettuno prendono il nome dalle Nereidi: Galatea è stata scoperta nel 1989 su fotografie scattate dalla sonda Voyager 2. Halimede, Laomedeia, Neso, Psamathe e Sao sono state scoperte tra il 2002 e il 2007, utilizzando grandi telescopi sulla Terra. Galatea ha anche dato il nome all’asteroide 74 Galatea, scoperto nel 1862 e primo oggetto che prende il nome da una Nereide. Altri asteroidi che prendono il nome dalle Nereidi sono 185 Eunike e 427 Galene. I genitori delle Nereidi possono anche essere trovati nella Fascia degli asteroidi come 4660 Nereus e 48 Doris. Nel 2006, Actaea, un piccolo satellite naturale del candidato pianeta nano Salacia, è diventato il primo oggetto della Fascia di Kuiper che prende il nome da una Nereide.

Impero bizantino: una chiesa risalente a questo periodo nell’antica città di Petra nell’odierna Giordania mostra un mosaico pavimentale, raffigurante una donna di nome Verina. Verina mostra tutti gli attributi di Andromeda, tra cui l’arma di Perseo e la spada magica Harpe. L’immagine può essere interpretata come una transizione dall’immagine mesopotamica di Anunitum all’immagine greca di Andromeda.

Verina V sec. d. C. Fonte: Venitian Andromeda

Nel 1679, l’architetto francese Augustin Royer pubblicò una mappa stellare che includeva due sue creazioni, entrambe in onore del suo protettore, il re Luigi XIV. Una si chiamava Lilium, il giglio, in riferimento al fleur-de-lis, il simbolo della regalità francese. Si trovava nella parte settentrionale dell’Ariete. L’altra, chiamata Sceptrum et Manus Iustitiae (in latino scettro e mano della giustizia), si trovava all’estremità delle catene di Andromeda. Le stelle principali utilizzate per questa costellazione erano ι, κ, λ, ο e ψ And.

Nel 1787, l’astronomo tedesco Johann Bode utilizzò le stesse stelle di Augustin Royer 110 anni prima, per onorare il suo patrono, il re prussiano Federico il Grande, morto l’anno prima. Originariamente, nel suo “Astronomical Yearbook” (Astronomisches Jahrbuch), Bode chiamò questa costellazione Friedrichs Ehre, che significa Onore di Federico. Nella mappa stellare Uranographia, pubblicata nel 1801, latinizzò il nome in Honores Friderici e raffigurò la costellazione come una corona sopra una spada, una penna e un ramoscello d’ulivo, illustrando la percezione del “filosofo sul trono” come un “eroe, saggio e pacificatore”. Nel popolare atlante stellare Urania’s Mirror, pubblicato nel 1827, era chiamata Gloria Frederici, Gloria di Federico.

Nel 1627, l’avvocato e astronomo tedesco Julius Schiller pubblicò una mappa stellare chiamata Coelum Stellatum Christianum (Il cielo stellato cristiano). Fu un tentativo (infruttuoso) di sostituire le costellazioni “pagane” con nomi e temi biblici. Le costellazioni dell’emisfero settentrionale furono sostituite da temi tratti dal Nuovo Testamento. Andromeda divenne Sepulchri XPI Triumphatoris, il Santo Sepolcro.

Arabia: prima che Abd al-Rahman al-Sufi e altri astronomi arabi adottassero le costellazioni di Tolomeo, esistevano già delle costellazioni utilizzate dalla popolazione locale, come Agnello, Struzzo e Avvoltoio. Il Grande Pesce, al-Hūt o as-Samaka al-‘Azima, era composto da β, ν e μ Andromedae, υ, φ, χ e ψ Piscium, η, ζ, ε, δ e π Andromedae e la Galassia di Andromeda. β Andromedae era Batn al-Hūt, il “ventre del pesce”. Il Grande Pesce era un asterismo molto antico risalente all’epoca babilonese. As-samaka as-sughra, il Pesce più piccolo, è costituito da γ Andromedae, chiamata “La pancia”, τ, υ, χ e 51 Andromedae, φ Persei e il doppio ammasso aperto NGC 869 / NGC 884.

Astronomia araba medievale: R.H. Allen riferisce che gli astronomi arabi raffiguravano la costellazione come un “vitello di mare, o foca… con una catena attorno al collo che lo univa a uno dei pesci”, poiché la loro religione proibiva la riproduzione di immagini umane. Nonostante le restrizioni religiose, l’astronomo persiano al-Sufi presentò Andromeda come un essere umano. Il suo Libro delle stelle fisse (ca. 964) era una sintesi illustrata dell’Almagesto di Tolomeo con le tradizioni astronomiche arabe sulle costellazioni. Al-Sufi presentò le stelle nelle costellazioni di Tolomeo con nomi arabi, molti dei quali sono ancora in uso oggi:

  • α Cas Alpheratz, Surrat al-Faras, l’Ombelico della Cavalla
  • β Cas Mirach, Mīzar, la Cintura
  • γ Cas Almach, Al-‘Anāq, la Lince del Deserto
  • δ Cas Sadiradra Sadar Aleadhra, Seno della Vergine
  • ι Cas Keff al-Salsalat Kaf al-musalsala, la Palma della Donna Incatenata
  • ξ Cas Adhil Að-ðayl, La coda

“L’ombelico della Cavalla” si riferisce a Pegaso, mentre la “donna incatenata” era ovviamente Andromeda. Fino al 1928, quando l’Unione Astronomica definì esplicitamente i confini delle costellazioni (pubblicato nel 1930), Alpheratz era considerata una stella di entrambe le costellazioni. Mirach, (β And) era originariamente chiamata janb al-musalsalah, “Il lato della donna incatenata” dagli astronomi arabi medievali. Quel nome si riferiva chiaramente alla leggenda di Andromeda, mentre un altro nome arabo comune, qalb al-ḥūt, il “Cuore del pesce”, si riferiva alla costellazione di al-ḥūt. Qalb al-ḥūt era anche la stella centrale della 28-esima dimora lunare araba, Baṭn al-Hūt. Il nome attuale deriva dalla descrizione della stella nelle Tavole Alfonsine come “sopra Mizar”, che in seguito divenne Merach. La parola araba mizar significa “cintura”, riferendosi alla posizione di Mirach sul fianco sinistro della principessa. Almach (γ And) deriva dall’arabo al-‘anāq, che significa Lince del deserto. Nel 2016, il nome è stato ufficialmente approvato dall’IAU. Tradizionalmente, riferendosi al mito di Andromeda, la stella era anche conosciuta come rijl al musalsalah, il “Piede della donna incatenata”. Nel suo catalogo stellare Pearls of Brilliance, l’astronomo egiziano del XVII secolo Muhammad al-Akhṣāṣī al-Muwaqqit chiamò γ And al khamis al na’amah, il “quinto struzzo”. Sadiradra (δ Cas) deriva dall’arabo sadar aleadhra, seno della vergine. Keff al-Salsalat è il nome al-Muwaqqit usato per ι Andromedae, derivato da kaf al-musalsala, la palma della donna incatenata. Il nome arabo tradizionale Adhil (ξ And) deriva dalla parola araba að-ðayl, che significa treno o coda – molto probabilmente un altro riferimento alla costellazione al-Ḥūt.

La galassia di Andromeda, sebbene la sua vera natura di galassia non fosse riconosciuta fino al 1917, era nota agli astronomi come “nebulosa” almeno dal X secolo. Di tutti i circa 6000 oggetti nel cielo notturno che possono essere visti a occhio nudo, la galassia di Andromeda è quella più lontana dalla Terra (circa 2,5 milioni di anni luce). Al-Sufi si riferisce ad essa come al-Laṭkhāal-Saḥābiya, la macchia o la macchia nebulosa e come al-Ishtibākal-Saḥābi, la massa nebulosa. Una copia del XIV secolo della raffigurazione della galassia di Andromeda di al-Sufi mostra la galassia alla bocca del pesce di Andromeda.

Antica India: nell’astronomia indù, α Andromedae e γ Pegasi formano Uttara Bhādrapadā, la Ventisettesima Dimora Lunare o Nakshatra. Questa Nakashtra è governata da Shani, il dio del Karma, della giustizia e della retribuzione nella religione indù. La mitologia indù ha la sua versione della storia di Andromeda, Cassiopea e Perseo. In questa leggenda, Andromeda è Devayani, figlia del saggio Shukracharya, mentre Cassiopea è personificata come la principessa Sharmishtha. “Un giorno Sharmishtha, figlia del re Danava Vrishparva e Devayani, figlia del saggio Daitya Shukracharya, andarono con il seguito di Sharmishtha a fare il bagno in una pozza nella foresta non lontano da casa loro. Dopo il bagno, Sharmishtha confuse il sari di Devayani con il suo e lo indossò al suo posto. Devayani tornò, rimproverò Sharmishtha per il suo errore e la sminuì con una battuta dicendo che era la figlia di Shukracharya (Shukracharya era un saggio e sommo sacerdote e in effetti il ​​guru di tutti gli Asura, non un semplice impiegato), dal momento che Vrishparva e il loro regno vivevano delle sue benedizioni. Questa calunnia su di lei e suo padre Vrishparva fece infuriare Sharmishtha, che con l’aiuto dei suoi servi gettò la nuda Devayani in un pozzo e lasciò la foresta con il suo seguito. Più tardi Yayati, figlio di Nahusha, arrivò al pozzo per prendere l’acqua e aiutò Devayani a uscirne. Devayani gli dice che, poiché le teneva la mano destra, avrebbe dovuto essere suo marito. Yayati diventò la costellazione che conosciamo come Perseo.

Il geologo britannico del XIX secolo John Frederick Blake, citando l’orientalista del XVIII secolo Francis Wilford, riporta un’analogia ancora più stretta con il mito greco, parlando di una costellazione chiamata Antarmada, citando un’antica opera sanscrita che “… conteneva un capitolo dedicato agli Upanacchatras, o costellazioni extra-zodiacali, con disegni di Capuja (Cefeo) e di Casyapi (Cassiopea) seduta e che teneva in mano un fiore di loto, di Antarmada incantata dal pesce accanto a lei e infine di Parasiea (Perseo) che, secondo la spiegazione del libro, teneva la testa di un mostro che aveva ucciso in combattimento; ne usciva sangue e al posto dei capelli aveva dei serpenti”. Sulla base di quella storia, Blake suggerì che il mito greco in realtà aveva le sue origini in India.

Antica Cina: nell’astronomia cinese, la costellazione forma otto asterismi, appartenenti a sei dimore lunari, situate nei quadranti della Tigre Bianca dell’Ovest e della Tartaruga Nera del Nord. Centrato su ο Andromedae c’è Chēfǔ, il Grande Cortile per Carri, parte della dodicesima dimora lunare, che è chiamata Wēi, il tetto. L’asterismo si estende nella costellazione Lacerta. Téngshé, il serpente volante copre λ, ψ, κ e ι Andromedae e un certo numero di stelle più deboli. Il serpente fa parte della tredicesima dimora lunare, chiamata Shì, l’accampamento e si estende nella costellazione Lacerta. Bì, il Muro, è il nome della quattordicesima dimora lunare. È anche il nome di un asterismo formato da α Andromedae e dalle stelle attorno a γ, ψ e φ Pegasi, che rappresenta il muro orientale del palazzo dell’Imperatore e la biblioteca di consultazione privata dell’Imperatore. Fa parte della Quattordicesima Dimora Lunare anche un asterismo chiamato Tiānjiù, la Stalla Celeste, composta da θ, ρ e σ Andromedae e da alcune altre stelle deboli. La Dodicesima, Tredicesima e Quattordicesima Dimora Lunare menzionate sopra fanno parte della Tartaruga Nera del Nord; le seguenti Dimora Lunare si trovano nella Tigre Bianca dell’Ovest. La Quindicesima Dimora Lunare è chiamata Kuí, le Gambe. Ian Ridpath aggiunge che “… la sua forma ricorda quella di un piede o di un sandalo; forse sono le zampe posteriori o i piedi della Tigre Bianca…. In alternativa, si diceva che Kuí rappresentasse un cinghiale”. Nell’interpretazione del cinghiale, ζ Andromedae è visto come Tiānshǐmù, l’occhio del cinghiale celeste. Kuí è anche il nome di un asterismo. La sua stella primaria è η Andromedae. È formato da β, δ, ε, ζ, μ, ν e π Andromedae e si estende nella costellazione dei Pesci. Wikipedia identifica φ Andromedae come Jūnnánmén, la porta meridionale del quartier generale di Tiāndà jiāngjūn (vedi sotto), anch’essa situata nella 15a Residenza Lunare. Tuttavia, Ian Ridpath sostiene che “… questa stella è troppo a nord per essere descritta come una porta meridionale” e suggerisce α Trianguli per questa posizione. Tiāndà jiāngjūn, il Grande Generale del Cielo, è un asterismo nella Sedicesima Dimora Lunare, chiamata Lóu, il Legame. La stella principale nel Grande Generale è γ Andromedae. Il Generale è circondato da dieci ufficiali subordinati, tra cui ξ, τ, υ, χ e ω Andromedae, nonché φ Persei. Le deboli stelle 63, 64, 65 e 66 Andromedae fanno parte di Dàlíng, il Mausoleo, che si estende in Perseo e fa parte della Diciassettesima Dimora Lunare, chiamata Wèi, lo Stomaco.

Navajo: Tiníléí, la costellazione del mostro di Gila, è situata nel cielo settentrionale, in Andromeda, vicino a Cassiopea. Nella cultura Navajo, il mostro di Gila è un rettile temuto e rispettato. La costellazione del mostro di Gila ha le stesse connotazioni e gode dello stesso rispetto del mostro di Gila terrestre.

Isole Marshall del Pacifico: per le popolazioni delle Isole Marshall, le stelle di Andromeda e il Triangolo formavano il corpo di una focena chiamata Ke. Le stelle più luminose dell’Ariete formavano la testa della focena, mentre le stelle luminose di Cassiopea formavano la coda.

Sulle isole Tuamotu, Alpheratz (α And) era chiamata Takurua-e-te-tuki-hanga-ruki, che significa “Stella della fatica faticosa” e Mirach (β And) era chiamata Piringa-o-Tautu, che letteralmente significa “la stella di una (certa) stagione della sua esistenza”.

Fantascienza: ci sono diversi romanzi e film intitolati “Andromeda”, ma la maggior parte di essi ha poco o nulla a che fare con la costellazione o la galassia. Ad esempio, il romanzo e il film successivo The Andromeda Strain parlano di un microrganismo extraterrestre mortale. Andromeda Nebula è un romanzo del 1957 dello scrittore sovietico Ivan Yefremov. L’unico riferimento ad Andromeda, tuttavia, era un messaggio radio dalla Nebulosa di Andromeda. A parte questo, il romanzo descriveva “… una classica utopia comunista ambientata in un futuro lontano. Per tutto il romanzo, l’attenzione dell’autore è focalizzata sugli aspetti sociali e culturali della società e sulla lotta per conquistare vaste distanze cosmiche”. Nel 1959, il romanzo è stato tradotto in inglese come “Andromeda: A Space-Age Tale”. È considerato una delle opere più significative della fantascienza sovietica. Un film basato sul romanzo è stato prodotto nel 1967. La serie TV Andromeda, uscita nel 2000, è basata su materiale inutilizzato di Gene Roddenberry, il creatore di Star Trek. La storia si svolge a bordo della nave stellare Andromeda Ascendant che viaggia tra la Via Lattea, la Galassia del Triangolo e la Galassia di Andromeda. Uno dei racconti del ciclo della Fondazione dello scrittore statunitense Isaac Asimov è ambientato su Gamma Andromeda V, un pianeta immaginario in orbita attorno ad Almach (γ And). Scritta nel 1951, all’inizio dell’era nucleare, la storia descrive la fusione di un reattore nucleare che uccide diversi milioni di persone e distrugge almeno metà del pianeta.