I Canes Venatici, Cani da Caccia, sono una costellazione del cielo boreale nelle vicinanze dell’Orsa Maggiore, osservabile in primavera ed estate per gli abitanti dell’emisfero boreale.

Il contesto storico e la mitologia che circondano la costellazione dei Cani da Caccia offrono affascinanti spunti sul significato culturale delle osservazioni celesti nel corso della storia umana. Radicati nell’antica mitologia greca e romana, i Cani da Caccia hanno catturato l’immaginazione delle civiltà per millenni, fungendo da tela celeste su cui sono dipinte storie di dei, eroi e creature mitiche.

Nella mitologia greca, i Cani da Caccia sono strettamente associati alla figura di Bootes, il pastore, e ai suoi due fedeli cani da caccia. Secondo la leggenda, Bootes era un abile cacciatore e pastore che fu ricompensato dagli dei per la sua incrollabile lealtà e dedizione. In riconoscimento del suo servizio, la dea Era pose Bootes, insieme ai suoi cani, in cielo come costellazione per tutta l’eternità. I ​​due cani, Asterione e Chara, sono rappresentati rispettivamente dalle stelle Cor Caroli (α Canum Venaticorum) e Chara (β Canum Venaticorum).

Le origini di Canes Venatici come costellazione distinta risalgono al XVII secolo, quando fu formalmente delineata e catalogata dall’astronomo polacco Johannes Hevelius: prima infatti le sue stelle erano inglobate nell’Orsa Maggiore. Hevelius introdusse i Canes Venatici nel suo atlante celeste “Firmamentum Sobiescianum”, pubblicato nel 1690, insieme ad altre costellazioni appena definite. Ispirato dalla mitologia classica e dalle osservazioni celesti, Hevelius cercò di ampliare il catalogo delle costellazioni riconosciute, contribuendo al ricco arazzo di tradizioni astronomiche che persiste fino ad oggi.

Nel corso della storia, i Canes Venatici sono stati citati in varie opere culturali e letterarie, consolidandone ulteriormente il significato nell’immaginario umano. Nell’opera teatrale “Giulio Cesare” di William Shakespeare, il personaggio di Cassio parla dell'”abbaiare dei segugi” in riferimento ai Canes Venatici, che simboleggiano il pericolo imminente e l’inquietudine. Allo stesso modo, la costellazione è apparsa in numerose opere d’arte, letteratura e musica, riflettendo la sua duratura influenza sulla creatività e l’espressione umana.

Oltre al significato mitologico e culturale, i Cani da Caccia hanno un’importanza storica nello sviluppo dell’astronomia e della ricerca scientifica. Come una delle costellazioni catalogate durante l’Età dell’Illuminismo, Canes Venatici ha avuto un ruolo nell’ampliare la comprensione del cosmo e del posto dell’umanità al suo interno.

Cor Caroli è la stella più luminosa della costellazione, con una magnitudine apparente che varia tra 2,84 e 2,98. Dista circa 110 anni luce. Il suo nome significa “cuore di Carlo”. La stella è stata chiamata così da Sir Charles Scarborough, matematico e medico di Carlo II, in onore di Carlo I, il re che trovò la morte dopo la guerra civile inglese, il cui figlio fu riportato al trono poco dopo la sua scomparsa. Alpha CVn era originariamente chiamata Cor Caroli Regis Martyris. Alpha CVn fa parte dell’asterismo del Grande Diamante (o Diamante della Vergine), segnandone il vertice settentrionale. Altre stelle che formano l’asterismo sono Denebola (Beta Leonis) nel Leone, Spica (Alpha Virginis) nella Vergine e Arcturus (Alpha Boötis) nel Boötes.

Chara – β Canum Venaticorum (Beta Canum Venaticorum, β CVn) – è la seconda stella più luminosa dei Cani da Caccia. Il nome Chara, originariamente usato per il cane del sud, significa “gioia” in greco.

La Superba (Gamma Canum Venaticorum) è una stella ben nota dei Canes Venatici e una delle stelle più rosse del cielo. Fu chiamata La Superba dall’astronomo italiano del XIX secolo Angelo Secchi per il suo aspetto sorprendente.

Le stelle 21 e 24 Canum Venaticorum più una stella più debole e non numerata erano note ai cinesi come Sangong, “tre eccellenze”, che rappresentavano gli aiutanti più stretti e fidati dell’imperatore. Changchen era un gruppo di sette stelle che rappresentavano un contingente di guardie di palazzo, che si estendeva da Alpha tramite Beta CVn e terminava appena oltre il confine a 67 Ursae Majoris. Una stella individuale era chiamata Xiang, “primo ministro”. Di solito è identificata come 5 Canum Venaticorum, sebbene Sun e Kistemaker pensino che non sia affatto in Canes Venatici ma che sia in realtà la stella Chi Ursae Majoris.

Il Globo Borgiano è un globo celeste arabo realizzato nel 1225 e recuperato nel 1790 dal cardinale Stefano Borgia. Mostra le costellazioni tolemaiche. Inoltre, mostra due costellazioni non mostrate su nessun altro globo. Una è di forma ovale e racchiude otto stelle nella posizione delle moderne costellazioni del Leone Minore e della Lince. L’altra è un quadrato sotto la “Coda” dell’Orsa Maggiore nella posizione dei Cani da Caccia.

Nel 1439, il sultano e astronomo timuride Ulugh Beg stabilì un nuovo standard nell’osservazione astronomica pubblicando le Tavole del Sultano o Zij-i-Sultani. In esso, chiamò la stella in seguito nota come α CVn Al Kabd al Asad. Il nome significa letteralmente “Il fegato del leone”, riferendosi al complesso celeste arabo al Asad, il leone. Tuttavia, “fegato” in questo caso non è un termine biologico, ma tecnico. Secondo R.H. Allen, indica “… la posizione più alta di qualsiasi stella all’interno dei confini di una costellazione calcolata dall’equatore.”