Con oggi inizio una serie di post sulla mitologia delle costellazioni, e cioè quelle zone in cui gli astronomi suddividono il cielo per orientarsi meglio e trovare con più facilità gli oggetti celesti: ricordo che attualmente esistono in tutto 88 costellazioni i cui confini sono stati codificati nel 1928 dall’Unione Astronomica Internazionale, perlopiù basate sulla tradizione antica e greco-romana.

Tutte le grafiche delle figure delle costellazioni sono state fatte con Stellarium https://stellarium.org/it/

Oltre alla mitologia derivante dalla tradizione greco-romana, che forse è quella più nota tra i non addetti ai lavori, laddove possibile inserirò anche notizie relative alla stessa costellazione secondo culture diverse.

Il nostro viaggio inizia con la regina indiscussa del cielo invernale (almeno per gli abitanti dell’emisfero boreale): Orione.

Orione è la costellazione più luminosa e probabilmente più conosciuta nel cielo. Nell’emisfero settentrionale, Orione può essere osservata meglio in inverno verso l’orizzonte meridionale. Le tre stelle nella cintura di Orione indicano altre vicine costellazioni. La parte superiore di Orione si trova all’interno della Via Lattea. La cintura di Orione attraversa l’equatore celeste, quindi la sua figura è nota agli osservatori a nord e a sud rispetto ad esso.

Orione viene raffigurato come un gigante cacciatore celeste in marcia attraverso il cielo invernale accompagnato dai suoi fedeli cani, il Cane Maggiore e il Cane Minore. Sirio, la stella più luminosa del cielo visibile dalla Terra, si trova a sud-est del Cacciatore.

Nel II sec. d. C. l’astronomo alessandrino Claudio Tolomeo citò Orione nell’Almagesto; ma probabilmente questa costellazione era nota già da diverso tempo, come sembra attestare il MUL.APIN (mul=stella e apin=aratro in lingua sumera), il più importante compendio astrologico/astronomico scritto in Mesopotamia attorno al 1000 a. C, sotto forma di tavolette d’argilla: si ritiene che Orione corrispondesse a SIPA.ZI.AN.NA, “il leale pastore del cielo”. Si è ipotizzato che la cintura di Orione possa essere rappresentata nelle pitture rupestri della grotta di Lascaux, realizzate nel 15000 a. C. circa. La costellazione di Orione è così antica che compare addirittura nella narrazione sumera del ciclo di Gilgamesh. La posizione relativa di Orione nel cielo la pone vicino al Toro, e Orione è spesso raffigurata di fronte ad esso: per questa ragione l’epopea mesopotamica di Gilgamesh contrappone Uru Anna, che significa “la Luce del cielo”, a GUD-ANNA, “il Toro del Cielo”. La Luce del Cielo rappresenta la costellazione che conosciamo oggi come Orione e il Toro del Cielo rappresenta la costellazione ora chiamata Toro.

Orione è una grande figura della mitologia greca e risale al VII o all’VIII secolo a. C. sia nell’Iliade che nell’Odissea. Nell’Iliade Orione è noto come una costellazione accompagnata dal suo cane Sirio. Omero racconta dell’incontro di Ulisse con Orione negli Inferi durante l’undicesimo lbro dell’Odissea, dove il grande cacciatore vagava per gli inferi con una mazza di bronzo.

Nella mitologia romana, Orione era un grande eroe di grande statura, noto per essere il figlio di Poseidone. Queste leggende si adattano maggiormente alle varianti romane della storia. Come figlio di Poseidone, Orione fu in grado di attraversare qualsiasi mare. Orione tentò di sedurre Merope, la figlia del re Oenopion. Ma il re non approvò e ordinò a Orione di liberare l’isola dagli animali selvatici in cambio di sua figlia, pensando che Orione avrebbe sicuramente fallito in questo compito impossibile. Orione, tuttavia, essendo un cacciatore esperto, completò il compito per il re, al che Oenopion tornò sulla sua parola e fece accecare Orione. Orione si recò ai confini del mondo per trovare Aurora, la dea dell’alba, che lo guarì.

Una storia di origini diverse fu tramandata dai Greci. Irieo di Beozia accolse tre estranei e diede loro da mangiare un toro arrosto. Sconosciut a Irieo, gli ospiti erano Zeus, Poseidone ed Hermes sotto mentite spoglie. Come ricompensa per la sua grande ospitalità, gli dei concessero a Irieo il dono di un figlio: gli dei urinarono sulla pelle del toro arrosto e lo seppellirono nella terra. Con l’aiuto della dea della terra Gaia, nacque un bambino. Questo bambino nato dalla terra si chiamava Orione.

Esistono due versioni della morte di Orione nella mitologia greca. Nel primo, durante la caccia a Creta, Orione si vantava di poter uccidere qualsiasi animale sulla Terra. Gaia si offese e spaccò la terra, da cui emerse uno scorpione per uccidere Orione. Nella seconda versione, Orione tentò di forzare la dea Artemide a rompere il voto di castità. Sentendosi minacciata, Artemide chiamò lo scorpione che uccise Orione. A causa del suo eroismo in vita in entrambi i racconti, a Zeus fu chiesto di collocare Orione nei cieli. Zeus pose Orione nel cielo, ma trovò giusto porre anche lo Scorpione nel cielo. Fino ad oggi, si dice che Orione stia ancora scappando dalla bestia che lo ha ucciso con la sua puntura mortale. Ciò si riflette nella discesa o “fuga” di Orione mentre lo Scorpione sta salendo. Lo Scorpione è già tramontato in autunno con l’ascesa di Orione, e mentre lo Scorpione sorge in estate, Orione è già tramontato.

Per i marinai l’ascesa di Orione segnala l’inizio dell’inverno e del clima rigido nell’emisfero settentrionale.

Nella cultura Maya, la cintura di Orione era considerata una tartaruga.

Gli arabi chiamarono questa costellazione Al Jabbar “il Gigante”, che si trovava su un trono attualmente identificato con la costellazione della Lepre.

Per gli Aborigeni australiani la stella Rigel in Orione rappresenta un’aquila femmina, moglie di Warepil, mentre la cintura e la spada di Orione rappresentano due ragazzi adolescenti.

Per i polinesiani dell’isola vulcanica Anutan all’interno delle Isole Salomone della Melanesia le tre stelle della cintura rappresentano il sentiero dell’albero.

Per gli indigeni Seri in Messico Orione rappresenta Zaamth, il granchio. Quando nel mese di marzo le stelle della Cintura di Orione, Rigel e Betelgeuse, appaiono sopra l’orizzonte occidentale, una specie di granchi che abita nelle acque poco profonde delle paludi forma gruppi di circa 300 o 400 elementi che possono essere raccolti facilmente: evidentemente alle popolazioni del luogo Orione ricorda proprio un gruppo di Zaamth, tanti granchi quando si radunano. La leggenda dice che nei giorni corrispondenti alla raccolta dei granchi bisogna evitare di rompere le loro chele perché, se ciò accade, il giorno dopo non ci saranno più granchi nel sito.