Come ormai da diversi anni, anche questo anno ho seguito la scuola estiva di astronomia organizzata dall’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta, il cui tema portante è stato la spettroscopia: vi rimando a questa pagina se siete curiosi di sapere quale era il programma. La scuola in realtà è stata da lunedì 25 a venerdì 29 luglio, ma ho anche approfittato dei weekend prima e dopo per allungare il più possibile la mia permanenza in un luogo fresco e trascorrere un pò di tempo con amici vecchi e nuovi: purtroppo, dove risiedo abitualmente, in questi giorni alle 10 di sera ci sono anche 30 °C, mentre a Saint Barthelemy ci sono un bel pò di gradi in meno, specialmente la sera, durante cui occorre indossare anche pantaloni lunghi e una felpa: per i freddofili come me, è qualcosa di equivalente al risorgere dalle proprie ceneri!

Sono arrivata a Saint Barthelemy domenica 24 luglio, dove ho trovato un comitato di accoglienza formato da diversi miei amici astrofili e non, con cui ormai formiamo un bel gruppo, visto che è più di un decennio che ci conosciamo: come al solito è un piacere ritrovarsi, scambiare due chiacchiere e soprattutto dedicarsi all’astronomia e alla gastronomia, che pratichiamo sempre con notevole maestria, specialmente la seconda quando la prima non è possibile per ragioni meteorologiche.

Dopo cena, la stessa sera del 24 luglio montiamo i telescopi nelle piazzole dietro l’osservatorio: a questo giro ho deciso di portare su ben 3 setup: il Newton 200/800 per astrofotografia a campo ristretto, reflex e astroinseguitore per l’astrofotografia a grande campo, e, per la prima volta con me a Saint Barthelemy, il mio bel Dobson Nadirus 12″ acquistato dall’amico Francesco Lupoli, per le osservazioni visuali. Ci tengo a precisare che il tutto, oltre al vestiario necessario per una settimana in montagna, è entrato tranquillamente in una Panda, che miracolosamente non è esplosa come una supernova durante le operazioni di carico o il viaggio. E poi dicono che nella Panda non c’è spazio…

La serata è bella, a parte qualche velatura: ciò non mi ha impedito di puntare il Newton sulla nebulosa a emissione M 17, nota anche come “Nebulosa Omega” a causa del suo aspetto nelle fotografie a lunga esposizione che ricorda un pò quello della lettera greca; si trattava di un oggetto che non avevo ancora mai ripreso, perchè da casa ho l’orizzonte alto; Saint Barthelemy invece è il luogo ideale da cui riprenderla, perchè l’orizzonte verso sud è ampio e, per un oggetto che per le nostre latitudini è sempre basso (M 17 si trova nel Sagittario), ciò rappresenta un elemento fondamentale per fotografare questa nebulosa. Nella stessa sera, con l’astroinseguitore e la reflex, ho fotografato anche la zona attorno alla stella Antares nello Scorpione. Fatte partire le esposizioni dei due setup fotografici, ho iniziato anche le osservazioni con il Dobson e un oculare da 28 mm di lunghezza focale: l’ammasso globulare M 13 si mostrava in tutta la sua magnificenza, come anche le nebulose a emissione M 16, resa famosa dalle spettacolari immagini del Telescopio Spaziale Hubble (tanto per intenderci, è quella in cui sono presenti i “Pilastri della Creazione”, regioni di formazione stellare) e M 17, e anche l’ammasso aperto M 11, l’ammasso globulare M 22 e la nebulosa planetaria M 57, che abbiamo osservato anche con un oculare da 13 mm. Peccato che ad un certo punto il tutto sia stato interrotto dal sopraggiungere di velature sempre più spesse: attorno all’1.00 del 25 luglio, il cielo si è pressochè coperto tutto; soltanto a partire dalle 2.00 circa si è riaperto di nuovo, ma a macchia di leopardo, del tipo che ok, dai, puntiamo il Dobson là che è libero, ma taac! ecco le nuvole arrivare immediatamente anche lì. A questo punto decido di iniziare a riprendere qualche immagine di calibrazione: quando arrivo ai flat, sorge un problema: visto che la mia flat box è in riparazione, un mio amico astrofilo, Andrea (che non smetterò di ringraziare!) mi ha prestato la sua: peccato che il cavo di alimentazione si attacca direttamente ai poli di una batteria da 12 V, e io naturalmente ho dimenticato questa batteria. Come fare? Per fortuna in zona è presente anche Stefano Seveso di Artesky (un enorme grazie va anche a lui), che in quattro e quattr’otto mi fa una modifica temporanea al cavo di alimentazione, in modo che la flat box di Andrea si possa usare anche con la corrente 220 V. Ad ogni modo, questo inconveniente non mi ha impedito di tirare avanti fino a tardi, più o meno fino alle 3.30 / 4.00. L’unico problema, per gli iscritti alla scuola estiva, è stato quello di alzarsi alle 8.30, visto che alle 9.00 del 25 luglio iniziava la scuola estiva, e io, guarda caso, figuravo proprio tra gli iscritti…

Lunedì 25 mattina, diciamo attorno alle 7.30, sento qualcuno che tenta di aprire la porta della stanza 302 dell’ostello in cui dormivo: ancora molto assonnata penso “Boh saranno Attilio o Alessandra o qualcuno dei miei amici che avranno bisogno di parlarmi o qualcosa del genere…” apro la porta e “Oh ciao!” mi ritrovo davanti Gabriele, un nostro amico della scuola estiva: il mio stupore è massimo, quando mi dice che lui dorme nella stanza 302, e che è da solo a dormirci per l’intera settimana. Mmm, c’è qualcosa che non torna… andiamo subito a parlare con la segretaria dell’ostello, che ci conferma che effettivamente ci sono stati un bel pò di pasticci con le prenotazioni, e nel corso della settimana scopriremo con sommo disappunto che io e Gabriele non saremo le uniche vittime di tutto ciò: ne faranno le spese anche Eleonora e uno dei relatori della scuola estiva. Chiarito questo equivoco, mi trasferisco nella stanza 303, che è quella in cui avrei dovuto essere sin dall’inizio, mentre Gabriele rimane nella 302.

All’ingresso del planetario ci sono un pò di oggetti fighissimi, che mi fanno letteralmente impazzire (e non solo a me): questo è un magnifico modello di Space Shuttle costruito col LEGO!
Il LEM, sempre di LEGO
La Stazione Spaziale Internazionale (ISS)
Il Saturno V
Visione d’insieme, lo sfondo è una parte di una gigantografia della Nebulosa Carena ripresa dal Telescopio Spaziale Hubble
Il laboratorio didattico dell’osservatorio: sullo schermo il video di un tardigrado!
Qui invece un pò di diatomee

Per fortuna, dopo questo inizio piuttosto movimentato, i giorni seguenti sono stati molto più tranquilli: nel corso della scuola, abbiamo imparato a utilizzare Demetra, un software per l’elaborazione delle immagini degli spettri stellari, il cui studio permette di ottenere molte informazioni fisiche sulle stelle, come per esempio temperatura superficiale e composizione chimica. Ci siamo noi stessi cimentati nell’acquisizione ed elaborazione di queste immagini, tutte acquisite attraverso il nuovo telescopio RC 500 mm f/6,7 della AG Optical Systems LLC a cui sono collegati una camera CCD Moravian 16000 e uno spettroscopio Eshel della Sheliak, il tutto su una robusta montatura GM 3000 HPS della 10 Micron. La cosa bella è che il software di gestione del telescopio è open source, e da appassionata di Linux l’ho molto apprezzato: si tratta di KStars/Ekos, esattamente lo stesso software che utilizzo anche io durante le mie sessioni di riprese astrofotografiche!

Una novità (per me, che lo scorso anno non ho seguito la scuola, ma in realtà già in vigore appunto dallo scorso anno) è stata l’introduzione di due coffe break presso l’Hotel Chalet Saint Barthelemy, uno al mattino attorno alle 10.30, l’altro al pomeriggio verso le 16: un momento di cui abbiamo approfittato per scambiare due parole tra di noi e soprattutto per ascoltare i divertentissimi aneddoti di Rita, una professoressa sarda che ormai è una delle colonne portanti della scuola: le abbiamo fatto notare che è assolutamente sprecata come insegnante, e che in realtà doveva fare la cabarettista o la comica.

Abbiamo trovato molto interessanti gli interventi di Giuseppe Massone, astronomo dell’INAF – Osservatorio Astrofisico di Torino, che ci ha proposto in un primo intervento un excursus storico sulla spettroscopia, mentre in un secondo momento verso la fine della scuola ci ha raccontato un pò il suo lavoro di ricerca in tale ambito oltre a farci giocare con prismi, lenti e un piccolo spettroscopio: ci siamo sentiti un pò come bambini nel paese dei balocchi.

Dopo le attività serali della scuola, meteo permettendo, ci si trovava nelle piazzole dietro l’osservatorio per fare osservazioni o astrofotografia: purtroppo, nel corso della settimana, il meteo è stato favorevole soltanto domenica 24 e 31 luglio, e mercoledì 27 luglio: gli altri giorni invece il cielo era coperto o addirittura c’era il temporale.

Nonostante il meteo non ottimale, sono riuscita comunque a riprendere questi 4 soggetti: se volete avere più informazioni, cliccate sopra ogni astrofoto, sarete rimandati a una pagina con tutti i dati tecnici, una per ogni foto:

Zona attorno a Rho Ophiuchi
Nebulosa a emissione M 17
Nebulosa a emissione M 16
NGC 6974 e NGC 6979 – Velo del Cigno parte Centrale

Giovedì 28 luglio alcuni di noi sono andati al Rifugio Magià, a cui si arriva dopo una piacevolissima passeggiata di circa 1,5 ore che parte dall’area picnic di Porliod; io e Raffaella però non ci siamo fermate a dormire, ma siamo tornate indietro: Raffaella perchè già era stata al Magià, io per la stessa ragione ma soprattutto perchè se quella sera avesse fatto bello mi sarei messa al telescopio.

Scendendo dal rifugio Magià
Lignan
L’osservatorio

Venerdì 29 luglio nel pomeriggio, dopo la fine della scuola, per rilassarci un momento, sono andata con Luisa, Giuseppe Massone (che abbiamo scoperto essere un amante di camminate e trekking in montagna) ed Eleonora a fare una passeggiata sopra l’osservatorio, arrivando poco sopra uno degli alpeggi visibili dall’osservatorio: questa passeggiata è stata fondamentale, perchè francamente dopo giorni seduti per le attività della scuola, avevamo proprio bisogno di muoverci e di sgranchire le gambe.

L’osservatorio
La borgata di Clemensod

Il giorno dopo, sabato 30 luglio, assieme ad Eleonora e Luisa, abbiamo fatto un trekking più impegnativo: abbiamo deciso di salire fino al Bivacco Clermont-Rosaire, che si trova a 2700 m, ovvero 1100 m più in alto rispetto all’osservatorio. Non posso negare che sia stata una salita piuttosto impegnativa, specialmente per un tratto in cui il sentiero era molto ripido, ma grazie a Luisa che ci spronava, abbiamo pian piano raggiunto la nostra meta: un posto meraviglioso, ai cui piedi c’è un piccolo laghetto; e guardando giù, in basso, si poteva notare una piccolissima macchia bianca: il nostro amato osservatorio astronomico! La sera, al ritorno, non ci siamo fatte assolutamente mancare un bel pediluvio nella fontana ai piedi della salita dell’osservatorio, e una bella doccia calda. Dopo cena, anche Francesco ha sfoggiato il suo Dobson nuovo di zecca autocostruito, da 46 cm di diametro: ci ha permesso di osservare molte galassiette alquanto deboli, il suo amato “galassiame”, come dice lui: alcune si sono rivelate belle toste, ma quanto è grande la soddisfazione dopo averle osservate! A farci compagnia durante le osservazioni una volpe proprio carina ma piuttosto monella, che si divertiva come una matta a rubare le bottiglie vuote della birra, le borse dei treppiedi fotografici o ad assaggiare i cavi dei telescopi; per fortuna i beni rubati sono tutti stati ritrovati a poca distanza dalle piazzole di osservazione e recuperati.

Il monte Emilius (la cima più alta)
Sulla via per il bivacco Clermont-Rosaire
Lo splendido panorama attorno al bivacco Clermont-Rosaire
Lo spettacolare laghetto alpino appena sotto il bivacco
Con le mie amiche Eleonora e Luisa!

Domenica 31 luglio, più o meno attorno alle 8.30 di mattina, tutti gli astrofili i cui telescopi erano nelle piazzole dietro l’osservatorio, o che vi dormivano in tenda, hanno avuto una brutta sorpresa: tutti i telescopi erano letteralmente bagnati fradici, specialmente i Dobson mio e di Francesco: qualche buontempone evidentemente ha acceso l’irrigatore del prato dell’osservatorio per farci un dispetto. Con mio sommo disappunto, ho trovato lo specchio del mio Dobson annacquato da una parte, come anche una parte della struttura in legno, ma per fortuna, togliendo il coperchio e lasciandolo esposto all’aria per un pò, si è asciugato in breve tempo, e all’apparenza non ha riportato danni. Il mio Newton e tutti gli altri telescopi degli astrofili coperti dal telo non hanno subito questo lavaggio. Per consolarci adeguatamente e dimenticare questo antipatico episodio, siamo andati a pranzo all’osteria del Passet: Davide e Attilio naturalmente si sono seduti vicini e hanno preso 1 m di prosciutto crudo di Saint-Marcel in due e un bel tagliere di formaggi, sembravano proprio due bimbi felici! Ovviamente non potevo mancare di immortalare questo momento:

Dopo pranzo siamo rimasti ancora un momento al Passet per prendere un pò di sole e chiacchierare, seduti comodamente sulle sdraio; era palese, e sicuramente si notava anche ad anni luce di distanza, che non avevamo mica voglia di alzarci per andare via: a rompere questo idillio è stato Stefano, che doveva rientrare a Milano, e con molta calma poi ci siamo alzati anche noi…