Dal 30 agosto all’1 settembre sono stata a Sant’Anna di Vinadio, nel cuneese, per uno star party organizzato congiuntamente dal Gruppo Astrofili William Herschel di Torino e dall’Associazione Astrofili Bisalta di Chiusa di Pesio (CN). Ero già a conoscenza di questo star party, ma per una ragione o per l’altra non ero mai riuscita ad andarci, fino a questo anno, in cui ho approfittato di un weekend libero da impegni lavorativi.
San’t Anna di Vinadio si trova nel Vallone di San’Anna, lungo la strada che da Vinadio sale al colle della Lombarda, a una quota di 2035 m s. l. m., e questa località è famosa per ospitare uno dei santuari più alti d’Europa.
Arrivata venerdì pomeriggio, mi sono sistemata in albergo: entrando nella stanza però ho avuto un momento di panico, ma dove è il letto??? Poi ho capito che il letto c’era, ma che era uno di quei letti pieghevoli, che quando non sono in uso sono addossati al muro. Superato questo shock, sono uscita per fare una passeggiata verso la zona del santuario, a 5 minuti dall’albergo. Nel cortile davanti alla chiesa, oltre a un bel pò di pellegrini, c’erano anche gli astrofili dei gruppi Bisalta ed Herschel, e lì ho incontrato Giancarlo Forno e sua moglie Chiara degli Herschel. Poi il mio occhio è stato catturato da qualcosa di famigliare: il gigantesco Dobson da 76 cm di diametro di Alberto Tomatis, che avevo già visto diverse volte a Saint Barthelemy! Oltre al Dobson, erano presenti anche altri strumenti più piccoli, come il Tecnosky 152 munito di Daystar per l’osservazione solare e un Newton 114 / 900 su un vecchio modello di EQ6. Tra una chiacchiera e l’altra è giunta velocemente l’ora di cena all’albergo Gioacchino, e naturalmente la nostra tavolata era piuttosto affollata, eravamo circa una quarantina. Dopo cena ci siamo preparati per la prima notte di osservazione, peccato però che il cielo era pesantemente velato, quindi siamo ricorsi al piano B: in perfetto stile alcolisti anonimi, abbiamo preso delle sedie e ci siamo seduti in cerchio a chiacchierare del più e del meno. Nel frattempo ci hanno raggiunto anche Paolo e Chiara che alloggiavano in camper. Il luogo designato per l’osservazione era un piazzale a 50 m dall’albergo davanti a una casalpina dove ero stata più di 20 anni fa con gli scout in occasione di un campo estivo, e ho potuto constatare che è rimasto uguale a come lo ricordavo; noi eravamo seduti proprio su questo piazzale. Verso mezzanotte però il cielo si è aperto, e allora ci siamo precipitati a montare i telescopi: dopo circa un’oretta eravamo operativi e pronti per le osservazioni o per far foto; io ho deciso di fotografare la Pacman Nebula, una nebulosa diffusa in Cassiopea. Visto che poi, una volta lanciata la sequenza di acquisizione immagini, non avevo più nulla da fare, ne ho approfittato per dare una sbirciata nei Dobson da 40 cm di Giancarlo e 30 cm di Giorgio e nel C11 di Daniele: ho osservato la nebulosa planetaria M 27 nella Volpetta, l’ammasso aperto del Gufo NGC 457 in Cassiopea e alcune galassie letteralmente cavaocchi tanto erano difficili da individuare. Purtroppo però la temporanea finestra di cielo sereno si è chiusa attorno alle 4.30, e temendo il peggio molti di noi hanno smontato la strumentazione e sono andati a dormire, io e gli altri astrofotografi abbiamo ripreso le immagini di calibrazione. Tra una cosa e l’altra sono andata a dormire attorno alle 6 di sabato 31 agosto.
Speravo di dormire fino a tardi, ma non mi è stato possibile a causa della luce che filtrava dalla finestra; e così alle 9.30 ero già in piedi. Visto che ormai mi ero giocata l’ora della colazione, ancora mezza assonnata (uno zombi senza dubbio sarebbe stato più sveglio di me) sono uscita per andare all’area astrofili allestita di fronte al santuario. Lì ho incontrato Alberto Andreis dei Bisalta, e con lui ho chiacchierato di una cosa molto interessante: l’astronomia inclusiva, che ha lo scopo di far avvicinare persone con disabilità di vario tipo, per esempio non udenti e non vedenti, al nostro magnifico hobby. Questo avviene grazie a strumenti pensati apposta per loro: per esempio, un modellino in scala sulle distanze del Sistema Solare, costruito tendendo una corda lunga 5 m e appendendo delle piccole sfere che rappresentano i pianeti alla giusta distanza in scala.
Oppure dei modellini di porzioni delle superfici dei pianeti, utile per spiegare le differenze tra pianeti gassosi e rocciosi, costruiti con dei quadrati di lato di una trentina di centimetri: per i pianeti gassosi è stata scelta la gommapiuma per far capire a un non vedente che in qualche modo si tratta di pianeti “morbidi”, senza una superficie su cui camminare, per quelli rocciosi e la Luna si è ricorso a carta pesta e legno. Ogni modello è corredato da una breve descrizione del pianeta.
O ancora, un modello bidimensionale di galassia a spirale ottenuto incollando su un cartoncino tantissime piccole briciole di plastica colorata. La cosa bella di questi strumenti è che sono costruiti con materiali poveri e facilmente reperibili (carta, cartone, plastica, fili di ferro etc) e quindi adatti anche per essere usati nelle scuole.
In breve tempo il piazzale davanti al santuario si è riempito di pellegrini, astrofili e curiosi, ed evidentemente il nostro acceso chiacchierio è arrivato fin dentro la chiesa, a tal punto che un giovane prete è uscito fuori richiamandoci all’ordine e chiedendoci di abbassare la voce, ma ahimè non ha ottenuto mica il risultato sperato. Ho osservato il Sole tramite i telescopi messi a disposizione dagli astrofili, nessuna macchia visibile, ma attraverso il rifrattore col Daystar e filtro H-alfa abbiamo potuto ammirare una bella protuberanza a forma di arco. Giunta l’ora di pranzo, anzichè pranzare in albergo, visto che era una bella giornata, ho optato per una bella passeggiata di due orette: sono andata verso la roccia dell’Apparizione, dove si dice che Sant’Anna sia comparsa ad una pastorella, poi da lì sono andata al lago del Colle di Sant’Anna e infine al lago di Sant’Anna per poi ritornare al santuario. Il programma originario era quello di filare dritto in stanza per una bella doccia calda, ma è stato disatteso perchè mi son messa a chiacchierare con Giorgio e Nicola degli Herschel; “Ok, finiamo questo discorso e poi vado” ho pensato diverse volte, ma alla fine ci ho rinunciato. Morale della favola? Dopo due ore abbondanti eravamo ancora lì, mezzi infreddoliti sia perchè eravamo fermi sia a causa della pioggia. Comunque alla fine la doccia sono riuscita a farla.
Durante la cena è comparso don Beppe Panero, uno di quei preti energici, che, oltre a darci il benvenuto, ci ha chiesto chi voleva partecipare alla fiaccolata notturna delle ore 21.30, e tra il serio e lo scherzoso mi ha chiesto “Ah, ma tu, con quella bella chioma, non partecipi alla fiaccolata?” visto che non avevo intenzione di partecipare, gli ho prontamente risposto, fra le risate dei miei commensali “Ma è sicuro che sia una buona idea? Al buio la mia chioma non è che si vede granchè…”
Dopo cena siamo andati al piazzale osservazioni, e nuovamente abbiamo montato i nostri telescopi pronti a un’altra notte di astrofotografia o osservazioni. E alla mia bella NEQ6 Pro è capitata una piccola disavventura: mi è rovinosamente crollata a terra, mentre aggiungevo i contrappesi, perchè nella mia sbadataggine mi ero dimenticata di serrare bene la vite di blocco al treppiede. Chi di voi segue questo blog probabilmente si ricorderà di un’altra disavventura che capitò alla NEQ6 lo scorso anno… Dopo un iniziale momento di panico, anche con l’aiuto di Andrea, ho constatato che la montatura funzionava per fortuna, anche se un’occhiata al povero Giuliano di Tecnosky penso la farò dare lo stesso, giusto per essere tranquilla; quando Andrea mi ha fatto notare che la NEQ6 è praticamente indistruttibile, mi sono sentita subito meglio. E, piena di ottimismo, ho iniziato una nuova sequenza di riprese, stavolta sulla nebulosa diffusa Sh2-161 in Cassiopea. Peccato però che i miei sogni di gloria siano stati interrotti dall’arrivo di una coltre nuvolosa verso l’1.00: abbiamo provato ad aspettare fiduciosi una schiarita, che però è arrivata quando ormai erano circa le 3.15, quindi quando ormai era troppo tardi per fare qualunque cosa. Con Nicola e Giorgio abbiamo convenuto che questa cosa è una di quelle che fanno proprio venire il nervoso, tanto, almeno per chi è astrofilo. E così siamo andati a dormire.
Domenica 1 settembre, tanto per cambiare, mi sveglio a causa della luce che filtra dalla finestra; ma almeno riesco a fare la colazione che mi ero giocata la mattina prima. Quando esco ritrovandomi nel piazzale davanti alla chiesa, constato che è già piuttosto animato di gente, pellegrini, astrofili; sembra di essere in uno di quei grandi mercati all’aperto, anzichè in un luogo di culto, talmente è intenso il vociare della gente. Una voce (forse quella di don Beppe?), attraverso il sistema di altoparlanti del santuario, elenca le diverse funzioni religiose a cui è possibile partecipare nell’arco della giornata, non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Sempre con Andrea, Giorgio e Nicola sono poi andata a fare una brevissima passeggiata appena sopra il piazzale di osservazione per vedere un laghetto di cui mi ricordavo dai tempi degli scout, e siamo rientrati appena prima di pranzo. Per alcuni di noi, me compresa, l’ora di pranzo ha rappresentato la conclusione di un bellissimo star party, sia per la compagnia sia per il luogo, e speriamo di poter ripetere questa esperienza il prossimo anno. E anche il bottino astrofotografico è stato soddisfacente, ecco qui la Pacman Nebula (per i dati tecnici si veda qui):
E qui lo star trail, dati tecnici qui, e un piccolo video dello star party: